Queste riflessioni sono scaturite dalla lettura del libro ‘Prendila con filosofia‘, di Andrea Colamedici e Maura Gancitano.
Nel terzo capitolo, i due filosofi parlano della cura di sé, partendo proprio dalla filosofia.
Nella filosofia dell’Antica Grecia, prendersi cura di sé era un processo di autoeducazione e autoformazione veramente importante; era talmente importante che era quasi un imperativo dedicarcisi.
Ovviamente questo era rivolto agli uomini liberi, perché per le donne e gli schiavi non c’era il tempo di poterlo fare.
Nella società di oggi tutti siamo liberi, quindi tutti abbiamo l’opportunità di farlo.
Solo che i messaggi che ci arrivano dalla società di oggi riguardo al prendersi cura di sé non ci aiutano un granché.
Quando pensiamo a prenderci cura di noi stesse, la prima cosa che ci viene da pensare magari è dedicarsi al proprio corpo: mangiare bene, fare attività fisica, perdere quei 3 chili in più che pensiamo di avere…
Questi modi di prendersi cura di sé derivano spesso dai giudizi che arrivano a noi dall’esterno: pensiamo a cosa pensano le persone di noi, del nostro corpo, e agiamo di conseguenza.
Oppure pensiamo a raggiungere gli obiettivi che magari arrivano anch’essi dal mondo esterno, per l’idea che abbiamo di come una persona di successo o realizzata dovrebbe essere, e ci affanniamo per arrivare lì.
In realtà, prendersi cura di sé è qualcosa di diverso per ognuno di noi; anche se un tempo, nelle scuole filosofiche, esistevano dogmi e precetti a riguardo, con esercizi specifici a cui dedicarsi, sia spirituali e filosofici che legati al corpo e all’alimentazione, al giorno d’oggi siamo così complessi che è pressoché impossibile avere una lista di esercizi che possano andare bene per tutti. Inoltre, siamo in un momento storico in cui c’è tantissima voglia di una maggiore espressione di sé.
Quindi, è essenziale che ognuna di noi arrivi a capire come potersi prendere cura di sé stessa.
Cercare dei guru che possano darci una ricetta magica è fallimentare; ci si può invece rivolgere a facilitatori che aiutino a tirare fuori ed elaborare una tecnica giusta per noi, che inneschi un processo di crescita e di miglioramento del benessere senza però snaturarci.
Il focus del prendersi cura di sé è proprio: prendersi cura di sé, di ciò che noi – e solo noi – abbiamo bisogno.
Si tratta di fare quello che è giusto, nel momento giusto, e nella giusta misura. E questo è mutevole momento per momento, non esiste una regola scritta che possa prescriverlo, e non sarà comunque sempre la stessa cosa.
Occorre trovare un equilibrio – che sia quello giusto per noi – tra il bisogno che abbiamo di stabilità e e il bisogno di movimento: un equilibrio quindi tra due forze fondamentalmente opposte.
È un avvicinarsi a se stessi; ma il nostro sé è sterminato: anche se ci mettiamo in moto, non c’è un traguardo. Non ci resta che goderci il viaggio, mettendoci in ascolto di quello di cui abbiamo bisogno.
Se la meta è perseguire un maggiore benessere, dobbiamo prenderci cura sia dell’anima che del corpo: la cosa migliore che possiamo fare, è ascoltare sia le nostre sensazioni che le nostre emozioni, che ci danno informazioni sui bisogni sia dell’anima che del corpo.
Lo sguardo giusto è quello integrato: riuscire a considerarci nella nostra totalità di anima e corpo, per capire quali sono i bisogni in quel momento.
Un’altra cosa importante: non basterà chiederselo una volta sola, perché noi siamo formati da tantissime parti diverse che di volta in volta hanno più o meno bisogno di cura: non è detto che una cosa che mi fa bene oggi sarà quella che mi farà bene domani.
Non stanchiamoci mai di ascoltare i nostri bisogni, di metterci in ascolto di quello che proviamo in un dato momento: il fatto di non poterlo fare ventiquattr’ore su ventiquattro non è un buon motivo per non farlo mai!
In conclusione: prendersi cura di sé è mettersi in ascolto di sé.