Come integrare pratica formale e informale (MdM 13)

28 Novembre 2022
Scritto da Elisa Romeo

Riuscire a portare avanti in modo armonico entrambe le tipologie di pratiche può aiutarti moltissimo ad avere benefici più immediati e profondi, a mantenere una certa costanza a lungo termine e anche a divertirti di più.

Cos’è la pratica formale

Facciamo una pratica formale quando ci ritagliamo del tempo proprio per restare in ascolto, in silenzio, e prestare attenzione al nostro respiro, al nostro corpo, ai pensieri, alle emozioni…quando, in buona sostanza, ci sediamo a meditare.

Cos’è la pratica informale

la pratica informale, invece, possiamo farla durante una qualsiasi delle attività della nostra giornata, come abbiamo già visto, prestando attenzione consapevole a quello che stiamo facendo, e assaporando ogni gesto.

Come integrare pratica formale e informale

Possiamo immaginare l’insieme armonico di queste due pratiche formare il simbolo della croce.

La linea orizzontale: le pratiche informali

La linea orizzontale è rappresentata dalle pratiche informali; infatti, sono piccole pratiche ed esercizi che possiamo fare durante tutta la giornata, e che possono via via diventare il sottofondo della nostra quotidianità attraversandola, appunto, in modo orizzontale, come fosse il substrato di quello che facciamo ogni giorno.
Possiamo infatti illuminare con la luce della consapevolezza ogni momento che viviamo; e ovviamente, più spesso lo faremo, e più facile sarà per noi farlo.

Questa è anche l’occasione per giocare con le pratiche, e farle diventare una compagnia di vita leggera e spiritosa, perché riuscendo a sorridere delle nostre reazioni automatiche o dei momenti più ‘inconsapevoli, riusciamo a prenderne le distanze e a non giudicarci troppo severamente.
Diventano così un modo per non prendersi troppo sul serio, e non vivere la mindfulness con animo da controllore che punisce se non siamo all’altezza delle aspettative.

Anche perché non dobbiamo dimenticare che alcuni pilastri della mindfulness sono proprio l’accettazione, il non cercare risultati, il non giudizio…
Per questo, un approccio giocoso e rilassato alle pratiche è quello che più risuona con i fondamenti della pratica stessa.
Questo tipo di pratica, però, non può darci i massimi benefici, a meno che non venga integrato con la dimensione verticale della pratica formale.

La linea verticale: le pratiche formali

La pratica formale, come abbiamo detto, è il momento in cui ci fermiamo per centrarci, chiudiamo gli occhi ed entriamo nella nostra interiorità, ci connettiamo con il nostro corpo.
In questi momenti non avviene più uno spostamento orizzontale nel tempo della nostra giornata (come quando, ad esempio, meditiamo ‘camminando’), perché in quei momenti è come se fermassimo il tempo.
È proprio in questi momenti che puoi ascoltarti, scendere in profondità, per poter stabilire anche una connessione con ciò che c’è di più alto, e più spirituale.
Infatti, la sola pratica informale ci aiuta ad essere più presenti in generale, ma non ci aiuta a conoscerci meglio, in profondità, ad ascoltare i nostri bisogni più reconditi, ad accogliere le nostre ombre, a ritrovare la nostra essenza.

Integrare le due pratiche

L’immagine della croce può aiutarti a ricordare quanto è importante l’equilibrio tra questi due pilastri della mindfulness, che non sono due pilastri paralleli, ma che anzi danno il loro massimo quando riusciamo a integrarli e a farli compenetrare, tra di loro e anche nelle nostre giornate.
Per riuscire meglio ad andare in profondità durante la meditazione, infatti, abbiamo bisogno di una certa abitudine all’ascolto attivo, all’attenzione focalizzata, al silenzio; e abituarci a farlo spesso durante la giornata ci aiuta a raggiungere più facilmente lo stato meditativo.
E quindi, tanto più riusciamo, durante le nostre attività abituali di tutti i giorni, a ricordarci di prestare attenzione al momento presente e al nostro corpo, tanto più saremo facilitate quando vorremo farlo durante la pratica meditativa.

Avrai sicuramente sperimentato una pratica di meditazione in cui, invece di riuscire a rimanere focalizzata sul tuo respiro, sei stata bombardata dai pensieri come non mai.
Quanto può essere frustrante?!

Provando ad ascoltare il respiro a piccole dosi ma spesso durante la giornata, come ci suggeriscono le pratiche informali, sarà più facile tornarci dopo ogni valanga di pensieri, durante la meditazione.
Riusciamo infatti a capire che in realtà la mente non si spegne, ma noi ci mettiamo in contatto con il nostro corpo nella sua interezza e non soltanto con la parte mentale, ricordandoci che possiamo ascoltare il nostro respiro oltre che i pensieri, e questo ci aiuta ad allenare la nostra attenzione focalizzata.

Durante il giorno possiamo allenarci a focalizzare l’attenzione sui gesti fisici che stiamo compiendo, perché li possiamo anche vedere, percepire con il tatto, possiamo ascoltare i rumori che facciamo…sono proprio i 5 sensi che ci aiutano a tornare nel presente e a riportare l’attenzione nel corpo interamente.

Per questo, a chi comincia da zero, consiglio sempre di partire dalle pratiche informali, perché sono le più immediate e accessibili, e possono diventare anche divertenti e creative
Ma ciò non vuol dire che sia necessario passare mesi a fare solo pratiche informali: già dopo pochi giorni si può cominciare con qualche minuto di meditazione formale.

La chiave, come sempre, è la gradualità: fare un piccolo passo alla volta.
E se questi passi sono fatti integrando questi due tipi di pratiche allora avremo davvero i migliori benefici.

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