Se anche tu come me fai parte del club perfezionisti, avrai notato che, ogni volta che cominci un percorso, il filtro perfezionista si mette sempre tra te e la costanza nella pratica.
Perché questo succede?
Innanzitutto, perché ci creiamo l’aspettativa di un momento perfetto in cui praticare: una volta che tutti gli ostacoli si saranno tolti di mezzo, allora potrò fare la pratica. L’eterna attesa del momento perfetto che, come ben sappiamo, non arriverà mai.
Cerchiamo quindi di non figurarci la situazione ideale che ci permetterà di fare la pratica: focalizziamoci piuttosto sul nostro desiderio di praticare, e consideriamo la pratica stessa come un piccolo passo del nostro percorso – e non come la tappa fondamentale in cui mediteremo per un’ora e raggiungeremo l’illuminazione!
Un altro aspetto del perfezionismo che ci ostacola nella pratica – soprattutto nella sua costanza – è quello dell’attaccamento al risultato.
Quando decidiamo di iniziare a meditare, ad esempio, pensiamo che nel giro di un certo lasso di tempo dovremo diventare capaci di…rimanere un’ora sedute a meditare senza farci disturbare dai pensieri, o di meditare tutti i giorni, altrimenti non avrà i risultati sperati, oppure ancora di riuscire a non reagire più quando veniamo provocate, perché siamo diventate ‘consapevoli’…e via dicendo.
Dato che è altamente improbabile raggiungere questi risultati – specialmente nel breve periodo, ecco che appena qualcosa va storto cominciamo a giudicarci come incapaci di meditare, o praticare con costanza, perdiamo motivazione e abbandoniamo il nostro proposito.
Ecco allora dei piccoli accorgimenti che puoi adottare per non cadere nella trappola del perfezionismo e continuare la tua pratica nonostante tutto.
Fare piccoli passi
Se sei perfezionista come me, ti consiglio di fare passi ancora più piccoli di quelli che hai in mente!
Diciamo la verità: per noi perfezionisti, un piccolo passo è già un grandissimo passo per il resto dell’umanità!
Spesso, infatti, ci diamo obiettivi o ci poniamo ideali che sono davvero molto, molto alti, e quindi difficilmente perseguibili.
Se vogliamo che la pratica diventi il sottofondo delle nostre giornate – e quindi della nostra vita – dobbiamo permetterci di essere imperfette nella pratica, perché questo è l’unico scenario possibile in quanto esseri umani.
Quindi, il fatto di porci obiettivi microscopici – a maggior ragione se siamo all’inizio del nostro percorso nella consapevolezza – ci assicura il fatto che, anche nella giornata peggiore, alla fine saremo riuscite a portarli a termine, e questo aumenta la nostra autostima e la nostra motivazione.
Accogliere quello che c’è
Questo atteggiamento è uno dei pilastri della mindfulness: accogliere ciò che c’è in questo momento, compresa la nostra ‘capacità’ o meno di praticare secondo le nostre aspettative.
Quante volte, ad esempio, ci siamo sedute a meditare durante una giornata turbolenta o sfidante, sperando che la pratica potesse darci quella calma e pace interiore tanto desiderata, mentre invece la mente ha continuato a vorticare dei pensieri della giornata senza sosta?
A questo punto il rischio è di arrabbiarci con noi stesse per non essere riuscite a trovare lo stato di serenità desiderato, peggiorando così ulteriormente la situazione.
Il consiglio che ci da la mindfulness è quello di accorgerci che siamo in un momento in cui la mente è piena di pensieri, e accettarlo invece di contrastarlo.
Quando semplicemente prendiamo atto di avere molti pensieri, diventa più facile lasciarli passare, e questa è essenzialmente la pratica.
Puoi eventualmente visualizzare ogni pensiero tramite immagini o parole, osservarlo, e poi lasciare che rimpicciolisca sempre di più, magari fino a scomparire. E così via con quello dopo, e quello dopo ancora.
Se anche non avremo raggiunto la pace dei sensi, ci saremo allenate all’osservazione consapevole dei pensieri senza lasciarci trascinare da essi – e cadere in reazioni di rabbia o frustrazione – e non è poco!
Accogliere l’incostanza
Sembra un paradosso rispetto al titolo di questa puntata, ma non lo è.
È naturale non riuscire ad essere costanti al 100%; come si dice: la vita accade, è fatta di imprevisti, di alti e bassi, e noi donne abbiamo anche la nostra ciclicità da considerare.
La vera costanza, infatti, si misura nel lungo periodo.
Se smetti di praticare perché ti eri data l’obiettivo di farlo tutti i giorni e invece ne hai saltato uno, avrai abbandonato la pratica, grazie a questa logica perfezionista del ‘tutto o niente’.
Se invece accetti quel giorno saltato come parte del processo, e ricominci serenamente il giorno dopo, sarai rimasta nel percorso di pratica e potrai riceverne i tanti benefici che può darti.
Ascolta i tuoi bisogni
Non esiste la pratica perfetta decisa a priori, ma esiste la perfetta pratica per te in quel momento.
Se impari ad ascoltare come ti senti e ciò di cui hai bisogno, puoi fare una pratica che si adatti meglio a quella giornata particolare, sia in termini di tempo che di modalità: ecco che la creatività entra a far parte del tuo percorso di consapevolezza, aumentando la probabilità di mantenerla costante nel tempo, perché si adatta in modo flessibile ad ogni tua giornata.
La perfezione non esiste: imparare ad accettarlo farà sì che ogni passo nel percorso di consapevolezza, seppur microscopico, sarà comunque un passo in più da festeggiare.